Un accordo tra Uganda e Stati Uniti per l'accettazione di deportati dagli USA sta generando notevoli preoccupazioni, in particolare per il caso di Kilmar Abrego Garcia, un residente salvadoregno del Maryland senza legami con l'Uganda, che rischia il trasferimento nel paese africano.
Kilmar Abrego Garcia si è consegnato volontariamente all'Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli Stati Uniti il 25 agosto 2025. In precedenza, era stato deportato in El Salvador nel marzo 2025, nonostante un ordine del tribunale, per poi rientrare negli Stati Uniti nel giugno 2025 affrontando accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, che i suoi legali definiscono infondate e ritorsive. Il team legale di Abrego Garcia ha presentato una causa federale, citando timori di violazioni dei diritti umani in Uganda e la mancanza di un colloquio per la valutazione del timore di persecuzione.
L'accordo USA-Uganda, secondo quanto riportato, prevede l'accettazione di deportati senza precedenti penali e che non siano minori non accompagnati, ma i dettagli rimangono poco chiari. Critici in Uganda hanno sollevato dubbi sulla mancanza di supervisione parlamentare sull'accordo, suggerendo che possa servire interessi politici ed economici, forse in cambio di benefici commerciali o favori internazionali. Il caso di Abrego Garcia riflette dibattiti più ampi sulle politiche di immigrazione statunitensi e sugli accordi di deportazione in paesi terzi.
Nel 2021, circa 2,5 milioni di persone di origine salvadoregna risiedevano negli Stati Uniti, costituendo la terza popolazione ispanica più numerosa. La loro presenza negli Stati Uniti è cresciuta significativamente dal 1980, quando erano circa 95.000. Le preoccupazioni per i diritti umani in Uganda sono state sollevate anche da organizzazioni come Human Rights Watch, che ha documentato discriminazioni e violenze contro la comunità LGBTQ+ nel paese, e dal Dipartimento di Stato USA, che ha segnalato "sviluppi negativi nella situazione dei diritti umani in Uganda".
Questo accordo si inserisce in una strategia più ampia dell'amministrazione Trump per persuadere i paesi a collaborare nella gestione dell'immigrazione, con accordi simili già in vigore o in discussione con altre nazioni africane. L'Uganda, che ospita già una delle più grandi popolazioni di rifugiati in Africa, ha espresso la preferenza per ricevere migranti di nazionalità africana, ma l'entità dell'accordo e i benefici per l'Uganda rimangono poco chiari, alimentando speculazioni su possibili vantaggi commerciali o politici per il governo ugandese. La mancanza di trasparenza e le preoccupazioni sui diritti umani pongono interrogativi significativi sulla natura e sulle implicazioni di questo accordo internazionale.